Riduzione Fiscale e Progressività: una Proposta

Chi scrive si era espresso negativamente sul referendum tra gli iscritti al Movimento principalmente a causa della assurdità della cosiddetta “flat tax“. Le recenti esternazioni di Salvini confermano la confusione della Lega sui temi economici. Senza ripetere argomentazioni già ripetutamente espresse, vale la pena ribadire alcuni concetti economici di base e, su questa base, mostrare come gli stessi risultati dichiarati si potrebbero ottenere con una misura fiscale opposta a quella avanzata dalla Lega.

Confutazione

Secondo diversi giornali Salvini avrebbe dichiarato:

L’importante è che ci guadagnino tutti: se uno fattura di più, risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più, e crea lavoro in più. Non siamo in grado di moltiplicare pani e pesci. Il nostro obiettivo è che tutti riescano ad avere qualche lira in più nelle tasche da spendere“.

Questa frase contiene diverse affermazioni contrarie all’opinione della grandissima maggioranza degli economisti, anche di opposti orientamenti scientifici.

1) Un sistema macro-economico è in realtà in grado di moltiplicare pani e pesci, secondo il principio ormai quasi secolare del moltiplicatore keynesiano. La condizione è che ci sia maggiore domanda, e ridurre le tasse per i redditi più elevati aumenta i risparmi ma solo marginalmente i consumi, e quindi la domanda.

2) Gli investimenti ed il conseguente aumento dell’occupazione raramente sono bloccati per mancanza di contante degli imprenditori. Sono invece dovuti alla carenza di motivazione (perché aumentare la capacità produttiva se non riesco a vendere quanto prodotto ora?) oppure per tassi di interesse troppo alti.

3) Il calo delle tasse per le fasce di reddito medio e basso potrebbe in teoria sospingere la domanda, ma se in parallelo aumentano i costi dei servizi offerti dallo stato (istruzione e sanità, ad esempio), oppure si alza l’IVA il guadagno netto sarà nullo se non addirittura negativo.

4) Se invece si finanziasse il calo delle entrate fiscali con ulteriore debito si avrebbe un aumento dei tassi di interesse. Questo produrrebbe, oltre che un peggioramento delle finanze pubbliche, denaro più caro per gli investimenti, che sarebbero ulteriormente ridotti perché i risparmiatori sarebbero maggiormente attratti da investimenti finanziari piuttosto che da investimenti reali.

In ogni caso,  comunque la si guardi, la riduzione della progressività fiscale avrebbe effetti negativi per l’attività economica del paese, danneggiando principalmente i cittadini a basso reddito e  le piccole aziende che, nelle intenzioni, il Ministro dell’Interno afferma di voler favorire.

Riduzione fiscale: una proposta

Diverso sarebbe il caso di una riduzione fiscale generalizzata (ma non di progressività!)  finanziata con i risultati di una seria lotta alla evasione fiscale. I due obiettivi di ridurre l’imposizione fiscale e combattere l’evasione potrebbero essere ottenuti con la stessa misura. Si consideri ad esempio la possibilità di introdurre nella propria dichiarazione dei redditi una percentuale di deduzione per una serie molto ampia di spese per beni e servizi alla persona, dal barbiere al dentista. I contribuenti avrebbero l’incentivo a chiedere la fatturazione sistematica di quanto pagato, e la riduzione di imposte risultante andrebbe a vantaggio di chi impiega una quota maggiore del proprio reddito in consumi. Questa misura avrebbe il pregio di far emergere una grossa fetta di reddito evaso, compensando così i minori introiti per lo stato dovuti alle deduzioni.

Le piccole imprese che effettivamente si trovino nell’impossibilità di rispettare i propri doveri fiscali andrebbero aiutate con provvedimenti strutturali, introducendo una maggiore … progressività fiscale: pagare meno imposte se sono piccole e proporzioni crescenti con il proprio fatturato. Uno dei problemi principali del sistema produttivo italiano è la complessità degli adempimenti fiscali ed il carico netto delle imposte, insostenibili per le piccole imprese.

Chi volesse realmente facilitare la imprenditorialità dovrebbe concentrarsi sulla semplificazione e la riduzione fiscale per questo segmento di imprese, non favorire riduzioni generalizzate per medie e grandi imprese che sono perfettamente in grado di sfruttare il sistema a proprio vantaggio.

Provvedimenti economici rilevanti per lo Stato non si improvvisano senza una seria considerazione delle conseguenze ed un minimo di preparazione teorica. Affinché il nuovo governo abbia disponibili le risorse necessarie per le iniziative realmente utili, come il Reddito di Cittadinanza, e si guadagni la credibilità necessaria a trattare con i partner europei è necessario dimostrare la capacità di gestire lo strumento fiscale con creatività, competenza  e coerenza.

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