And Now, What?

La nomina di Draghi da parte del presidente Mattarella ha chiarito l’obiettivo dell’ex democratico che dopo aver sonoramente perso le elezioni e impedito due volte la naturale coalizione di governo M5S-PD, grazie al 3% dei parlamentari traditori del loro mandato, ha imposto il suo volere al resto del paese.

Il risultato immediato della scelta di Mattarella è stato lo scatenarsi delle tifoserie: Draghi è il mostro della lettera Draghi-Trichet oppure il santo del whatever-it-takes? Rappresenta il consolidamento definitivo del potere finanziario internazionale nel nostro Paese oppure è il miglior governo del mondo?

A prescindere dai pregiudizi e dalle indiscutibili qualità tecniche del neo Presidente del Consiglio incaricato la possibilità di formare il governo dipenderà dai contenuti: quali principi economici seguirà il governo Draghi?

La Lega di Giorgetti offre il suo appoggio in cambio del rinnovo di Quota 100, flat tax e blocco delle frontiere, idiozie economiche e provocazioni politiche utili solo a differenziarsi dall’urlatrice di Garbatella.

La vera questione è se Draghi seguirà le politiche ultra-liberiste dei suoi sponsor più entusiasti, Berlusconi e Berluschino, oppure seguirà un approccio keynesiano rinforzando il ruolo dello stato nell’economia, come suggerito da Roventini?

Il passato

Ad esempio, sul mercato del lavoro i governi di B&B hanno liberalizzato ovunque il precariato, fatto crollare il reddito dei lavoratori, incentivato evasione fiscale e contributiva.

Su scuola e università negli ultimi 12 anni governi di destra e di (pseudo)sinistra hanno approvato riforme improntate alla aziendalizzazione delle funzioni educative e di ricerca. Docenti e ricercatori sono stati messi in competizione uno contro l’altro combattendo per risorse sempre più scarse. Atenei e scuole sono state offerti alle imprese per saccheggiare a costo zero le loro competenze imponendo una imbarazzante sudditanza della ricerca a imprese interessate solo al profitto immediato.

Sul fisco il mantra costante degli ultimi anni è stato l’abbassamento della pressione fiscale come panacea di tutti i mali economici e sicuro strumento di vittoria elettorale, nel contempo obbligando i cittadini a sborsare cifre sempre crescenti per sanità, istruzione, pensioni. E’ sistematicamente aumentata la diseguaglianza economica e le piccole imprese sono sempre più tartassate da tasse e burocrazia che le grandi sfruttano facilmente per lucrare rendite ingiustificate.

Il futuro (possibile?)

Con tutte le difficoltà causate dal sistematico boicottaggio politico subito da politici arroganti e stampa asservita, il M5S è riuscito a ottenere qualche lodevole risultato su cui costruire una società alternativa a quella disegnata dai sacerdoti del libero mercato.

Il Reddito di Cittadinanza ha salvato milioni di famiglie dall’indigenza totale e, con tutte le sue imperfezioni, introdotto il concetto che lo Stato si deve far carico degli elementi più deboli della società. Il Decreto Dignità è stato un primo segnale, limitato ma importante, che il precariato è una piaga da combattere. Su scuola e università non si è riusciti ad approvare riforme normative, ma almeno si è invertita la tendenza aumentando i finanziamenti.

Altri provvedimenti saranno necessari per ridurre le diseguaglianze e garantire la tenuta di una economia prospera nel futuro. Qualche esempio.

Si deve intensificare il contrasto al precariato ed aumentare i redditi più bassi, anche con l’introduzione di un salario minimo. Le imprese i cui profitti dipendono dallo sfruttamento schiavistico di chi non ha alternative falliranno, liberando spazi di mercato e risorse alle imprese capaci di competere sulla qualità della produzione.

Ridurre la dispersione scolastica ed aumentare il numero di giovani universitari potenzierà l’offerta di lavoro futura, e nel frattempo ridurrà la disoccupazione giovanile sottraendo manodopera alla criminalità. Servono investimenti massicci, riduzione delle tasse universitarie, eliminazione del numero chiuso e aumenti del personale docente.

Rimodulazione fiscale, riducendo i costi per le piccole imprese ed aumentando le imposte effettive sui redditi alti e le tasse di successione sui grandi patrimoni. Trasformare l’esenzione sulla prima casa in una esenzione a soglia riducendo l’elusione e realizzando l’obbligo costituzionale (e necessità economica) della progressività fiscale.

Investire pesantemente nella ricerca pubblica, sanità pubblica, energia sostenibile per creare le capacità produttive e competenze imprenditoriali necessarie a formare le uniche forme di competitività in grado di sostenere il benessere dei cittadini, quelle della conoscenza.

Liberismo o Keynes?

Dagli anni 1980 le economie del mondo hanno intrapreso un esperimento radicale, abbandonando l’approccio keynesiano che vedeva il governo come decisore ultimo delle politiche economiche. Seguendo quelle politiche tutti i paesi al mondo hanno prodotto una crescita economica enorme, diffuso benessere tra tutte le fasce della popolazione, e creato tecnologie impensabili che ancora oggi stanno dando i loro frutti.

Al suo posto hanno instaurato un regime di potere (economico e politico) in cui sono esclusivamente aziende private a fare le scelte strategiche sulla base del principio che la competizione magicamente creerà benessere per tutti, sostituendo le scelte di governi democratici con quelle di strategie aziendali, in particolare aziende finanziarie.

I risultati dell’esperimento sono ormai assodati: senza una guida pubblica competente, affidare le scelte economiche al solo incentivo del profitto produce ottimi indicatori della salute economica riguardo l’inflazione, la crescita del PIL, la disoccupazione (a volte), ecc. Ma alla fine uccide il paziente emarginando quote crescenti di popolazione dalla società del benessere, distruggendo l’ambiente e, in generale, producendo livelli di instabilità sociale paragonabili a quelli che hanno condotto a guerre.

Draghi è stato studente di Caffè, uno dei più illuminati economisti keynesiani, ed è poi passato al lato oscuro della economia lavorando per banche private e banche centrali. Ha intenzione di continuare un esperimento ormai ampiamente dimostrato come fallito? Oppure vuole tentare di ammodernare i principi del suo maestro di gioventù adattandoli al XXI secolo?

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