Un Viaggio Interessante, e Ritorno

Dopo quasi due anni di assenza riattivo il mio blog. E’ un tempo molto lungo e sono successe molte cose, credo quindi sia il caso di spiegare come ho trascorso questo tempo e perché non ho pubblicato nulla su quanto stava accadendo.

Dalla fine del 2018 ho collaborato con Lorenzo Fioramonti (vice ministro e poi ministro del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) come consigliere per le politiche universitarie, fino alle sue dimissioni nel Dicembre 2019. Da allora ho ripreso la mia normale attività di docente.

Non ho pubblicato nulla in questi mesi perché, data la visibilità e la delicatezza del MIUR, ho ritenuto non fosse appropriato pubblicare riflessioni personali che avrebbero potuto generare confusione tra le mie opinioni personali e quelle della istituzione per cui stavo lavorando. Tornato alla “vita civile” posso ricominciare a scrivere senza il rischio di essere male interpretato o strumentalizzato. In questo post voglio raccontare le impressioni che mi sono rimaste di un periodo, personale e professionale, molto particolare.

Iniziamo dall’ambito personale. Sono molto riconoscente a Lorenzo per avermi inserito nella sua squadra e di aver lavorato per un progetto forse utopico, difficile dire se troppo ingenuo o troppo avanzato, ma comunque assolutamente meritevole della (grande) fatica che ha richiesto. Forse l’aspetto più piacevole è stato lavorare collettivamente in un gruppo formato di persone sconosciute, con storie e personalità diversissime, che sono state capaci di trovare una sintonia quasi perfetta in un contesto estremamente faticoso e caotico come è il processo politico nel nostro paese. Anche se ci sono state, come inevitabile, alcune eccezioni, mi ha fatto molto piacere fare parte di una squadra impegnata su obiettivi ambiziosi e complessi con l’unico scopo dell’interesse collettivo senza cedere alla tentazione di perseguire vantaggi personali. Qualsiasi esperienza ti porti a stringere nuove amicizie è, già solo per questo, meritevole di essere vissuta.

Dal punto di vista istituzionale ho vissuto questo periodo come una sorta di sbirciatina nelle cucine di grande ristorante. Come è facile immaginare, dietro i piatti elegantemente guarniti che arrivano ai commensali ci sono prodotti e procedure non propriamente impeccabili.

Non sono ovviamente in grado di dire se quanto ho avuto modo di osservare in questo periodo e dalla mia prospettiva sia rappresentativo, ma ritengo di poterne trarre alcune conclusioni con una ragionevole sicurezza.

Il governo di una società democratica non può evitare di subire le pressioni di interessi particolari e le inefficienze causate da una macchina amministrativa, necessaria a controllare le leve del potere, che ha però il potere di rallentare e, a volte, deviare le decisioni politiche. Tutto questo non impedisce di poter ottenere risultati positivi, ma richiede un grande attenzione ai dettagli e la capacità di costruire un consenso ampio su strategie coerenti.

Infine una considerazione sulla attuale situazione politica. Il Partito Democratico è riuscito, in qualche modo, a liberarsi della ingombrante figura di Renzi, anche se non completamente della sua influenza. Il Movimento sembra finalmente aver perso la fascinazione dello stile propagandistico di Salvini e può tornare ad occuparsi di contenuti invece che di like. La attuale alleanza PD-M5S, che avrebbe dovuto formarsi dopo le elezioni essendo l’unica possibilità di governare il Paese, non è solo forzata dai numeri a collaborare, ma può contare sulle numerose sensibilità in comune, come la difesa delle fasce più deboli della popolazione, l’attenzione per l’ambiente, la promozione della innovazione. L’inevitabile diffidenza reciproca dovuta alle storie e linguaggi diversi deve e può essere superata confrontandosi sui temi concreti, rispettando le differenze quando queste sono motivate e sforzandosi di trovare compromessi senza farsi tentare da polemiche popolari con la propria base ma utili solo a favorire chi lavora per la disgregazione geografica e sociale del Paese.

Quanto detto sopra è ancora più rilevante durante la peggiore crisi dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. L’Italia, abituata a crearsi da sola emergenze permanenti, è costretta a confrontarsi con una vera minaccia esistenziale. Le forze politiche di governo devono essere all’altezza della sfida che richiede la disponibilità di tutte le risorse disponibili e che non permette errori.

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