No a Zingaretti

Nell’attuale panorama politico italiano è difficile che un elettore riesca ad identificarsi positivamente con la proposta di una forza politica. La stragrande maggioranza degli elettori, al contrario, vota “in negativo” la proposta che reputa meno lontana dalle sue posizioni (oppure non vota affatto).

La mia storia personale mi spinge a guardare partiti di sinistra, sia per posizione etica che per convincimento professionale. Credo infatti che uno degli scopi principali della politica è di garantire un livello minimo di qualità della vita indipendentemente dalle capacità (finanziarie, fisiche, intellettuali ecc.) dei cittadini.

In aggiunta, la mia attività di ricercatore mi ha portato alla convinzione che un paese moderno può prosperare solo se i suoi organi di governo centrali e periferici svolgono correttamente il proprio compito.

Date queste premesse le offerte politiche esistenti, PD e LeU sono completamente inadeguate. Come struttura sono dei blocchi di persone che sin dalla loro formazione sono isolati dal mondo reale e difendono il loro relativo potere non attraverso il confronto sui contenuti ma con manovre politiche finalizzate promuovere persone legate da fedeltà personali.

Il Presidente uscente Zingaretti è la perfetta rappresentazione di quanto di meglio possa esprimere il suo partito. Non ha mai avuto alcuna esperienza professionale o seguito alcuna formazione, se non restare costantemente fedele al dirigente di turno. La sua intera carriera si è svolta all’interno del partito, e la sua ascesa al potere è dovuta esclusivamente nella capacità di saper scegliere il cavallo vincente e non disturbare chi, in futuro, potrebbe ostacolare la sua esistenza.

Come Presidente della Regione ha avuto l’enorme vantaggio di seguire due amministrazioni catastrofiche, quindi anche tentare di peggiorare ulteriormente le condizioni era oggettivamente impossibile. Inoltre, ha avuto un governo “amico” che gli ha permesso di accedere a risorse economiche e relazioni potenzialmente molto utili.

Per scelta o incapacità ha invece seguito il suo istinto di fedele servitore dei più potenti, evitando ogni conflitto con le diverse incrostazioni di interessi e poteri che nel tempo si sono avvinghiate intorno alla amministrazione regionale. Riguardo al principale compito (ed impegno finanziario) della Regione, la sanità, ha lasciato prosperare il sistema che ha portato al commissariamento, apportando solo piccoli interventi estetici senza alcuna conseguenza concreta.

Nel frattempo la qualità dei servizi è continuata a peggiorare, avvicinando sempre più il momento del collasso finale. La mancanza di coraggio nell’affrontare gli interessi di chi prospera con i finanziamenti pubblici ha prodotto l’incancrenirsi delle disfunzioni che allungano i tempi di attesa e rende sempre più difficile avere accesso ai servizi. Fedele al principio che contano solo le apparenze sbandiera come una vittoria la diminuzione del deficit sanitario nascondendo infantilmente che questo risultato netto è dovuto esclusivamente all’aumento dei finanziamenti ricevuti dal governo che compensano la tendenza invariata di aumento dei costi sostenuti nonostante il netto peggioramento dei servizi.

 

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