Tattiche Precampionato

In molti vedono le elezioni dei presidenti per Camera e Senato come la dimostrazione che il Movimento 5 Stelle è un partito come gli altri. Si accusa Di Maio di aver venduto la seconda carica dello Stato in cambio di uno strapuntino, e quindi di indirizzarsi a fare un accordo di governo con il centro destra. Non sono affatto d’accordo, e considero la strategia di Di Maio un grande successo che, al contrario, gli lascia le mani libere per qualsiasi cosa possa uscire dalle consultazioni, rafforzando anche la possibilità per il PD di giocarsi le sue carte.

Prima di esporre il mio argomento vorrei premettere che mi sembra un po’ ipocrita criticare il M5S di fare accordi con altri partiti dopo che per anni si era criticato (in parte giustamente) la sua deriva plebiscitaria per la quale rifiutava ogni accordo puntando a governare solo con il 51% dei voti. La disponibilità a trattare, anche brutalmente, è un cambiamento a mio avviso positivo. Se il centrodestra ha preso il doppio dei voti dei PD non è possibile evitare accordi con Berlusconi e Salvini, sopratutto se il PD non si è ancora ripreso dallo shock del dimezzamento del suo elettorato.

Per quanto riguarda il contenuto dell’accordo credo che sia necessario ricordare che la partita delle presidenze delle Camere non ha alcuna rilevanza sui contenuti di un ipotetico futuro governo. Questa fase serve “solo” a stabilire i rapporti di potere in vista delle consultazioni che seguiranno, ed è anche una specie di precampionato nel quale Mattarella ha modo di valutare capacità e disposizioni dei diversi concorrenti.

Da questa prospettiva Di Maio ha ottenuto due ottimi risultati pagando un prezzo che, nonostante sembri alto, in realtà era inevitabile qualsiasi cosa si fosse fatta. Il primo risultato è stato spaccare da subito il fronte politico più ampio del parlamento, mostrando la debolezza di Berlusconi che, per il Satiro Supremo che basa il suo fascino sull’immagine di potere invincibile, è una sconfitta gravissima. Aver mostrato che Salvini è quello che comanda toglierà ogni alibi a chi ritiene il centrodestra una forza politica moderata ed affidabile.

Il secondo risultato consiste nell’aver dimostrato a Mattarella che è in grado di accettare compromessi, anche molto imbarazzanti, purché siano rispettati i principi del Movimento. La capacità di raccogliere consenso, fare compromessi, ed essere affidabili sulla sostanza è una dote necessaria per un primo ministro. Con questa mossa Di Maio si è scrollato l’immagine di steward del San Paolo che gli intellettuali snob e classisti gli hanno appiccicato in campagna elettorale ed ha mostrato, quanto meno, delle ottime capacità di tattica politica. 

Infine, il prezzo pagato per questi ottimi risultati è stato votare una pasdaran berluschina come seconda carica dello stato, un risultato che sicuramente non piace né al popolo grillino né alla maggioranza degli italiani. E’ però un risultato che si sarebbe verificato comunque,  anche senza i voti dei 5 Stelle a causa delle norme del Senato visto che dopo i primi scrutini il presidente è eletto dalla maggioranza semplice dei senatori, cioè il fronte di destra. Quindi per eleggere Fico all Camera Di Maio non ha in realtà pagato alcun prezzo, ma solo sfruttato un risultato che ci sarebbe stato comunque.

Da notare che dallo scranno di Presidente la Casellati (o Romani, o chiunque altro) non potrà certamente fare troppi danni come impedire che sia votata una legge o influenzare le azioni del governo. Certo, sarebbe stato diverso se il PD avesse voluto giocare la partita, ma Renzi si è portato via il pallone ed i giocatori, quindi non rimaneva altro che ottenere il meglio con chi era rimasto. Per il governo sarà tutta un’altra partita, che il PD potrebbe giocarsi se ne avesse voglia.

Per il resto speriamo che a Mattarella regga la salute…

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